sabato 29 settembre 2012


Mi organizzo con Felice .... vado a vederla dal vivo.
Era li sul suo piedistallo come una vecchia signora fascinosa senza più lo smalto sulle unghie. 
Sotto un capannone di plastica si intravedevano la sua deriva ed appena il dritto di  prua. Mi avvicino e... i primi segni dell’abbandono, i grandi buchi sul mascone... 




Entro sotto il capannone e comincio a girargli intorno, altri buchi grossi tanto che una persona di piccola taglia ci poteva passare dentro.









Vado avanti e sullo scafo sopra la pala del timone e prima dell’attacco dello skeg la ruggine ormai aveva fatto, ormai, una gran festa, come un albero al quale si incide la corteccia versa la sua linfa, a stare li nel guardare avevo la sofferenza dentro che la faceva da padrone. Quelle belle curve di donna fascinosa deturpate dalla lebbra.  Chi aveva potuto abbandonarla così? Chi aveva smesso di prendersi cura di lei? eppure sotto al telone la sua anima chiedeva ancora di solcare il mare, la sua prua di fendere le onde, era li in attesa che qualcuno la portasse via ....



Cerco una scala in cantiere l’appoggio al bordo e salgo. La copertura è bassa, devo stare piegato.

In coperta il caos, parte dell’attrezzatura, cassetti, tavolo da carteggio tubi di plastica, spezzoni prolunghe elettriche tutto alla rinfusa, ma i suoi legni ancora caldi. 
Vado fino a prua, un pezzo della coperta era stato divelto, i bagli sono ormai a vista e 4/5  sono da sostituire ormai tabaccosi, come un bubbone ormai esploso che lascia nel suo contorno la pelle cotta ...







Quando navigo a vela, con le condizioni che lo permettono e con la coperta ancora asciutta, mi piace mettermi seduto al giardinetto sottovento, da li si vede tutta la barca, l’acqua che scorre sotto la falchetta, le forme che assumono le vele al vento. Se la barca non è molto sbandata si ha una visuale perfetta, non è coperta dalle vele.
Dopo aver visto tutto in coperta e sotto che ormai si presentava vuoto perché Felice aveva cominciato smontare gl’interni per bonificare lo scafo, vado a sedermi lì dove mi piace stare quando navigo. lo so che era sull’invaso e sotto un tendone all’asciutto, ma i mie occhi l’hanno vista tirata a nuovo armata di tutto punto solcare le acque un po sbandata, il cielo libero sopra la mia testa. E’ stato lì, in quel preciso momento, che ho preso la decisione di andare avanti nella trattativa anche se Galatea era così malconcia. E’ stato il mio riuscire ad immaginarla oltre le condizioni in cui versava, complice una foto di Galatea, inviatami da Felice, di quando ancora in buone condizioni e sembrava navigare gioiosa.